venerdì 26 marzo 2010

La Difesa dell'Avaro


L'amico Light Quantum, che segue il mio blog, è un esperto della Scuola Economia Austriaca.

Io ne so davvero poco e così gli ho chiesto di scrivere un articolo per noi.

Lui ne ha scritti addirittura due. Li ho trovati molto interessanti e ben scritti, così li pubblico volentieri. Iniziamo con il primo?

Una delle figure più disprezzate oggigiorno è sicuramente quella del taccagno, dell’avaro, di colui che non spende i propri soldi.

Vi sarà capitato di vedere in tv o al cinema uno dei tanti adattamenti della famosa novella “A Christmas Carol” di Charls Dickens in cui i tre fantasmi del Natale passato, presente e futuro fanno visita all’avaro Mr Scrooge, un tirchio, ricco e avaro finanziere che non spende nulla nemmeno per sé e che ritiene il Natale è una perdita di tempo che intralcia solo il commercio e il guadagno.

Da Dickens in poi, oramai l’icona dell’avaro è entrata a far parte del folklore popolare fino al punto che oggi nei libri di testo del primo anno di economia il taccagno venga addirittura incolpato della disoccupazione, del ciclo economico, delle recessioni. Il famoso “paradosso del risparmio” insegna ai giovani studenti che se il risparmio può essere sì consigliabile per il singolo o per la famiglia, può rivelarsi controproducente per l’economia nel suo insieme. La dottrina economica che ha il coraggio di sostenere una simile corbelleria è la tanto osannata teoria Keynesiana (da John Maynard Keynes), che è poi quella oggi prevalente e regolarmente insegnata nelle nostre università.

Secondo questa teoria quindi più vi è risparmio in un’economia, meno si spende per i consumi, e meno si spende, meno saranno i posti di lavoro.
Questo concetto è del tutto errato e anzi, sono molti i benefici che derivano dal risparmio!
Fin dal giorno in cui il primo cavernicolo ha messo da parte dei semi di grano per poterli utilizzare in futuro, infatti, l’umanità è in debito verso i risparmiatori, gli accantonatori e gli avari. E’ solo a coloro che in passato non hanno consumato subito le loro riserve di ricchezza che noi dobbiamo i beni capitali d’investimento (come i macchinari, le industrie…) che ci permettono oggi di avere un tenore di vita avanzato. E’ anche vero che molto spesso questi soggetti si arricchiscono più degli altri ed è probabilmente per questo che si sogno guadagnati tanto disprezzo (e tanta invidia!).

Ma questa ostilità è del tutto immeritata perché gran parte degli stipendi guadagnati dalle masse dipendono strettamente da quanto il risparmiatore riesce ad accumulare denaro. Ci sono di sicuro diverse ragioni per cui un lavoratore italiano oggi ha un tenore di vita molto più alto rispetto ad un suo pari, diciamo, boliviano. L’istruzione e la salute giocano certo ruoli importanti, tuttavia il contributo principale è dovuto alla quantità maggiore di capitale immagazzinato dai risparmiatori e datori di lavoro italiani rispetto a quelli boliviani. E questo non è un caso! Il risparmio storicamente è sempre stato l’ingrediente fondamentale per far alzare le masse al di sopra del livello dei selvaggi.

Potreste a questo punto obbiettare che sì, il risparmio rivolto all’investimento e quindi un’accumulazione di capitale è sicuramente benefica perché il denaro è in un modo o nell’altro impiegato a livello imprenditoriale per produrre qualcosa di utile.
Giusto, ma questo è logico e risaputo! Ma che dire del semplice accantonamento, cioè del trattenere denaro dal dispendio consumistico? Non è del tutto sterile lasciare del denaro accaparrato in banca o, ancora peggio, sotto al materasso? Chi non spende e accantona i propri soldi, si potrà dire, diminuisce il denaro incassato e guadagnato dai venditori al dettaglio, costringendo questi ultimi a licenziare dipendenti e a ridurre gli ordini ai fornitori. I fornitori, a loro volta, saranno costretti a ridurre il personale e a tagliare le commesse ai grossisti.

L’intero processo, originato da colui che non spende (l’avaro accantonatore), si ripeterà lungo tutta la catena produttiva. Via via che i dipendenti vengono licenziati, avranno meno soldi da spendere in beni di consumo, accentuando così il processo. Il non spendere è dunque non solo sterile, ma, di più, risulta distruttivo ed è alla causa delle crisi economiche.

Questo ragionamento è in effetti plausibile, ma ha una grave falla.
Per sapere qual è... aspettate il prossimo post. O provate ad indovinare!


Noi iniziamo con il ringraziarlo per l'articolo e pazientiamo qualche giorno prima di leggere la seconda parte.

Buon fine settimana

1 commento:

  1. "Esperto" forte è troppo... diciamo appassionato.

    LightQuantum

    RispondiElimina